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Le miniere di Zinco e Piombo

Blenda, Calamina e Galena: i minerali delle miniere

“Fit aes et e lapide aeroso, quein vocant cadmiam. Celebritas in Asia et quondam in Campania; nunc in Bergoinatum agro, extrema parte Italiae”

Naturalis historia Plìnio il Vecchio (Como 23 d. C. – Stabia 79)

Dalle miniere di Gorno si sono da sempre estratti i minerali da cui si ricava lo ZINCO.
Lo zinco è diffuso in natura per lo 0,04 % sotto forma di metasilicati, carbonati e solfuri. Negli strati metalliferi del sottosuolo di Gorno e delle valli del Riso e Parina si sono dapprima estratte le “calamine” e cioè i metasilicati di zinco (Zn2Si04) e poi , quando le conoscenze metallurgiche lo hanno permesso, i solfuri di zinco (ZnS) denominati “blenda”. Generalmente associata alla blenda ma in quantità molto minore si ricava anche la “galena” che è un solfuro di piombo (PbS) dal quale si ricava appunto il piombo.

Lo sfruttamento dei giacimenti ha seguito anch’esso lo sviluppo delle tecnologie di estrazione partendo dallo scavo degli affioramenti (anche a 1800 m s.l.m.) fino alla “coltivazione” delle “vene” a 250 m di profondità rispetto al fondo valle (cantieri “Selvatici”). Lo zinco si ottiene allo stato metallico con un procedimento termico ed uno elettrolitico.

Dal 1952 la trasformazione in metallo del minerale estratto dalle miniere di Gorno ed arricchito nella “Iaveria” di Riso è avvenuta con procedimento elettrolitico nell’apposito stabilimento realizzato all’imbocco della Val del Riso. Lo zinco puro è materiale base per molte leghe tra cui la più diffusa è l’ottone che si ottiene combinando lo zinco con il rame; il suo più largo impiego è come protettivo delle lamiere di acciaio, del filo di ferro, di guard-rails, di tralicci, di chiodi etc .. (zincatura). L’ossido di zinco viene impiegato nella fabbricazione di vernici, di farmaci e di pneumatici.

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